I leader europei chiedono più armi ma i cittadini sono in disaccordo!?!?
La scena politica europea, sempre più interessante. Da quando Trump ha avviato i negoziati di pace tra Russia e Ucraina, i nostri cari governanti europei hanno deciso che la soluzione migliore per tutti è armarsi fino ai denti e prolungare la guerra. I cittadini? Beh, quelli non si arrendono: vogliono meno armi, niente guerra, più negoziati, più cooperazione, più welfare. Ma che importa. Li minacciano di non votare più, ma chi li ascolta?
Nel frattempo, Ursula von der Leyen ha avuto un'illuminazione: cambiare il nome a "Rearm Europe", trasformandolo in "Readiness 2030". Che sia un segno di speranza? Beh, no, si tratta solo di dirci che siamo pronti… nel 2030. Se Putin vuole invaderci, basta che aspetti cinque anni, giusto? Nel frattempo, le truppe che si stanno preparando non sono più "truppe di guerra", ma un "contingente di rassicurazione". Ma chi mai si sentirà rassicurato da una mossa del genere?
Veniamo agli argomenti più "solidi" portati avanti dai nostri leader. Primo, ci dicono che l'Europa spende troppo poco per la difesa. Peccato che Cottarelli abbia dimostrato che l'Europa spende il 38% in più della Russia per la difesa, contando anche i paesi non UE, e addirittura il 18% in più se consideriamo solo l’UE. Ma chissenefrega dei dati! È più facile ripetere la solita retorica.
Poi, il secondo argomento: la Russia vuole invadere l'Europa, e gli americani non ci difendono più con la NATO. Ma aspetta un attimo, la NATO non è mica sparita! È ancora lì, con il trattato che obbliga gli americani e altri 30 paesi a entrare in guerra in difesa di un alleato. Quindi, se la Russia perde in Ucraina e non riesce nemmeno a conquistare tutto il territorio che aveva prima, cosa dovrebbe fare per invadere l’Europa? Ci viene detto che la Russia sarebbe in vantaggio, ma se perde, come fanno a dire che conviene a Putin proseguire con la guerra? E poi Zelensky, che ormai ammette che non riuscirà a riprendersi i territori persi, continua a chiedere armi e soldi. Intanto Putin non chiede niente. Ma chi li capisce questi?
Terzo argomento, la difesa comune europea che ci chiedono tutti, dal Manifesto di Ventotene in poi. Bello, vero? Però il piano della von der Leyen non ha nulla a che fare con la difesa comune: anzi, è il piano perfetto per rafforzare gli stati nazionali, facendoli indebitare fino a 800 miliardi per comprare armi. Quindi, invece di costruire una difesa comune, la von der Leyen alimenta 27 eserciti nazionali, uno dei quali è quello tedesco, il che rende praticamente impossibile costruire un esercito europeo comune. Ma che importa? La retorica è quella che conta.
Infine, l’ultimo, e più brillante argomento: l'economia si rilancia fabbricando armi. Non più armi per guerre fratricide, ma come strumento di "integrazione". A chi non piace questa idea? Il Foglio ci spiega che costruire carri armati è il modo migliore per costruire l'Europa. Ma Fabio Panetta, governatore della Banca d'Italia, ci ha già spiegato che le armi non fanno crescere l'economia. Anzi, lo sviluppo dipende da investimenti produttivi, non certo dalla produzione di missili. Ma che importa? Piuttosto, facciamoci un bel giro di propaganda bellica, e vediamo cosa succede.
Insomma, più parlano, più i sondaggi vanno nella direzione opposta. Ma il bello è che continuano a cercare argomenti "logici", quando ormai la gente ha capito tutto. Si armano per "difendersi", ma alla fine sono solo più vulnerabili, mentre nel frattempo la propaganda fa il suo gioco. E poi, in mezzo a tutto questo, i leader si scannano tra di loro come in un reality show, con Prodi che si mette a tirare i capelli a una giornalista o Calenda che insulta tutti. È il delirio totale.
La verità è che, tra isteria e confusione, ci troviamo in un mondo dove, più si cerca di convincerci, più le cose vanno a rotoli. Ma non preoccupatevi, continuano a dire che tutto va bene.
Nel frattempo, Ursula von der Leyen ha avuto un'illuminazione: cambiare il nome a "Rearm Europe", trasformandolo in "Readiness 2030". Che sia un segno di speranza? Beh, no, si tratta solo di dirci che siamo pronti… nel 2030. Se Putin vuole invaderci, basta che aspetti cinque anni, giusto? Nel frattempo, le truppe che si stanno preparando non sono più "truppe di guerra", ma un "contingente di rassicurazione". Ma chi mai si sentirà rassicurato da una mossa del genere?
Veniamo agli argomenti più "solidi" portati avanti dai nostri leader. Primo, ci dicono che l'Europa spende troppo poco per la difesa. Peccato che Cottarelli abbia dimostrato che l'Europa spende il 38% in più della Russia per la difesa, contando anche i paesi non UE, e addirittura il 18% in più se consideriamo solo l’UE. Ma chissenefrega dei dati! È più facile ripetere la solita retorica.
Poi, il secondo argomento: la Russia vuole invadere l'Europa, e gli americani non ci difendono più con la NATO. Ma aspetta un attimo, la NATO non è mica sparita! È ancora lì, con il trattato che obbliga gli americani e altri 30 paesi a entrare in guerra in difesa di un alleato. Quindi, se la Russia perde in Ucraina e non riesce nemmeno a conquistare tutto il territorio che aveva prima, cosa dovrebbe fare per invadere l’Europa? Ci viene detto che la Russia sarebbe in vantaggio, ma se perde, come fanno a dire che conviene a Putin proseguire con la guerra? E poi Zelensky, che ormai ammette che non riuscirà a riprendersi i territori persi, continua a chiedere armi e soldi. Intanto Putin non chiede niente. Ma chi li capisce questi?
Terzo argomento, la difesa comune europea che ci chiedono tutti, dal Manifesto di Ventotene in poi. Bello, vero? Però il piano della von der Leyen non ha nulla a che fare con la difesa comune: anzi, è il piano perfetto per rafforzare gli stati nazionali, facendoli indebitare fino a 800 miliardi per comprare armi. Quindi, invece di costruire una difesa comune, la von der Leyen alimenta 27 eserciti nazionali, uno dei quali è quello tedesco, il che rende praticamente impossibile costruire un esercito europeo comune. Ma che importa? La retorica è quella che conta.
Infine, l’ultimo, e più brillante argomento: l'economia si rilancia fabbricando armi. Non più armi per guerre fratricide, ma come strumento di "integrazione". A chi non piace questa idea? Il Foglio ci spiega che costruire carri armati è il modo migliore per costruire l'Europa. Ma Fabio Panetta, governatore della Banca d'Italia, ci ha già spiegato che le armi non fanno crescere l'economia. Anzi, lo sviluppo dipende da investimenti produttivi, non certo dalla produzione di missili. Ma che importa? Piuttosto, facciamoci un bel giro di propaganda bellica, e vediamo cosa succede.
Insomma, più parlano, più i sondaggi vanno nella direzione opposta. Ma il bello è che continuano a cercare argomenti "logici", quando ormai la gente ha capito tutto. Si armano per "difendersi", ma alla fine sono solo più vulnerabili, mentre nel frattempo la propaganda fa il suo gioco. E poi, in mezzo a tutto questo, i leader si scannano tra di loro come in un reality show, con Prodi che si mette a tirare i capelli a una giornalista o Calenda che insulta tutti. È il delirio totale.
La verità è che, tra isteria e confusione, ci troviamo in un mondo dove, più si cerca di convincerci, più le cose vanno a rotoli. Ma non preoccupatevi, continuano a dire che tutto va bene.
Fr.Ammenti
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