Giorgia e I Suoi: Una Storia di Nepotismo e Tradizione
Giorgia Meloni ha fatto una promessa alla sua "famiglia tradizionale", quella che sta dietro il suo emblema. Lei è Giorgia, è donna, è madre, e quindi è ovvio che dovesse essere coerente. Solo che, ironia della sorte, la sua "famiglia" tradizionale è una caricatura della parola stessa. Dopo tutto, Giorgia ha avuto una figlia con un compagno mai sposato e, a quanto pare, ha fatto bene a non sposarlo, visto che l'ha poi cacciato di casa in diretta, davanti ai microfoni. Longanesi diceva che nel cuore del tricolore ci sarebbe dovuto stare un vero motto nazionale: "Tengo famiglia". Ma forse sarebbe più onesto dire: "Tengo famiglia... mia". Perché mentre il resto del paese si scanna per mantenere la facciata della tradizione, Giorgia sembra essere l'unica a "tenere famiglia" davvero. I suoi fedelissimi? Un po' meno. Meglio affidarsi ai parenti, no? Che in effetti sono una scelta saggia, visto il calibro dei suoi “fedelissimi”. Arianna, la sorella di Giorgia, è stata "salvata" dalla pena del cognome Meloni, e subito l'ha piazzata a comandare Fratelli d'Italia come coordinatrice della segreteria, ovvero la vera padrona del partito, una posizione che Arianna ricopriva già da tempo, ma che, prima di essere ufficializzata, veniva difesa come "un ruolo privato". Poi c'è Francesco Lollobrigida, detto Gino, marito della sorella Arianna. Anche lui, come tutti i parenti, stava rischiando grosso – ma che importa, un Meloni vale l’altro! E allora, che fai? Lo metti Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare. D’altronde, se un ministro non è in grado di regalare perle di saggezza come quelle che Lollobrigida spara ogni giorno, che ministro è? Per esempio, ha suggerito che i giovani che prendono il reddito di cittadinanza invece di stare sul divano dovrebbero andare nei campi, oppure, meglio ancora, sposare la sorella della premier e diventare ministri. E per quanto riguarda l'italianissimo mito della "sostituzione etnica", Lollobrigida è stato capace di far felice persino il Ku Klux Klan. Ma subito dopo aver capito l'errore, si è messo in modalità "ignorante", tanto da dichiarare pubblicamente che non è razzista, ma solo ignorante. Ecco, forse questo dovrebbe essere il motto dell'intero governo: "Ignoranza al potere". Poi c'è il suo capolavoro: i poveri mangiano meglio dei ricchi. È evidente che alla Care non c'è nemmeno posto, ma va bene così. Lollobrigida è un fiume in piena. È lui, infatti, che ha fatto scoprire al presidente della regione Lazio, Francesco Rocca, il portavoce giusto: Marcello De Angelis. Un tipo che vanta, tra i suoi meriti, una militanza nei gruppi neofascisti e che, tra le altre cose, è stato fidanzato di Giorgia da giovane, ma soprattutto, è cognato di un terrorista dei NAR condannato per la strage di Bologna. L'ennesima storia di parenti che si intrecciano tra loro. Ma niente paura: Marcello, purtroppo per lui, ha avuto un momentaneo raptus di difesa del cognato stragista, ma si è subito pentito, e nel tentativo di salvarsi la poltrona, ha dichiarato che la sua unica "certezza" era il dubbio. Ma non basta mai: alla fine, anche lui è stato cacciato. Prima di andare, però, è riuscito a piazzare un altro cognato, Edoardo Di Rocco, nel suo staff comunicazione, creando un intricato giro di cognati che non avrebbe neanche Ennio Flaiano osato immaginare. Un capolavoro di "cognatismo all'ennesima potenza". Come Sciascia ha giustamente avvertito, in Italia tre C sono pericolose: cugini, cognati e compari. Eppure, di questo popolo di santi, poeti, navigatori, nipoti e cognati non possiamo fare a meno.
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